Cosa: La bevibilità del Sangiovese e grinta del Sagrantino
Perché: Per i tannini setosi che lasciano la bocca pulita senza asciugarla
Perfetto con: Tagliatelle al ragù di cinghiale, grigliata di carni miste o pecorino umbro stagionato
Cosa: La bevibilità del Sangiovese e grinta del Sagrantino
Perché: Per i tannini setosi che lasciano la bocca pulita senza asciugarla
Perfetto con: Tagliatelle al ragù di cinghiale, grigliata di carni miste o pecorino umbro stagionato
Italia
Imbottigliato all'origine dalla Cantina Colpetrone ia Ponte La Mandria, 8/1, 06035 Marcellano PG
Oggi ci troviamo a Gualdo?Cattaneo, nel comprensorio di Montefalco, su colline di argilla e calcare che salgono fino a 350?metri sul livello del mare. Qui l’escursione termica fra giorni caldi e notti fresche accentua profumi e acidità, mentre i suoli drenanti donano uve più concentrate. Saccr, Umbria IGT Rosso di Còlperone, nasce da Sangiovese in netta prevalenza, con una quota di Sagrantino. Il primo porta freschezza e frutto, il secondo aggiunge colore e tannino, legando il vino all’identità di Montefalco, patria del celebre vitigno autoctono. Le uve vengono raccolte a metà settembre. In cantina si parte subito con una fermentazione con macerazione a temperatura controllata, con rimontaggi giornalieri per estrarre aroma e colore. Dopo la svinatura, il vino riposa tre mesi, parte in acciaio e parte con un rapido passaggio in barrique per ammorbidire i tannini. L’imbottigliamento avviene entro la primavera successiva alla vendemmia. Nel calice si presenta rubino intenso con riflessi violacei. Il naso è netto e tipico, con richiami di ciliegia matura, lampone e un tocco di pepe nero. In bocca è succoso, moderatamente alcolico, con tannini setosi che lasciano la bocca pulita senza asciugarla. Il finale è lungo e richiama sensazioni di frutta rossa croccante. Pensato come vino da tutti i giorni, Saccr dà il meglio di sé da giovane ma può evolvere bene per 4 o 5?anni, arrotondando i tannini e virando verso note di confettura e sottobosco. Rosso “all?rounder”, è perfetto con grigliate miste, arrosti di maiale, pappardelle al ragù di cinghiale e formaggi umbri di media stagionatura. La buona acidità lo rende piacevole anche con piatti mediterranei come melanzane alla parmigiana o lasagne al forno.
Tenute del Cerro incarna un grande sogno enologico, iniziato nel 1978 con l’acquisizione della Fattoria del Cerro ad Acquaviva di Montepulciano e della Tenuta di Montecorona in Umbria, proseguito poi con l’ingresso di altre dimore storiche come La Poderina a Montalcino, Còlpetrone nel cuore del Montefalco, e Monterufoli su colline pisane. Oggi il gruppo possiede quasi 5.000?ettari, di cui circa 300 a vigneto. Frutto di investimenti continui in viticoltura di precisione e cantine tecnologiche, l’azienda abbraccia modelli di agricoltura 4.0 e sostenibilità, guidata dal un management di alto livello e avvalendosi della consulenza di enologi di pregio come Riccardo Cotarella. Il cuore pulsante dell’azienda è la Fattoria del Cerro, la più grande realtà privata all’interno della denominazione Vino Nobile di Montepulciano DOCG, con 93 ettari iscritti all’Albo. Dal 2002 il gruppo fa parte della multinazionale giapponese Saiwa – oggi Mitsubishi – attraverso la controllata italiana UnipolSai. Questo legame ha portato un impulso notevole in termini di innovazione e investimenti, senza snaturare l’anima agricola e territoriale delle tenute. Una curiosità: nel cuore della Fattoria del Cerro si trova un’antica chiusina etrusca, da cui prende nome una delle etichette più iconiche dell’azienda. Un simbolo di radici profonde e di un legame millenario con il territorio.
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