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Quelli del Nord-Est italiano sono vini di frontiera, con un’identità specifica che affonda le radici nello spirito commerciale dei mercanti veneziani e nelle difficoltà oggettive che i viticoltori hanno sempre dovuto affrontare in questa zona, in particolare il clima rigido e le asperità del terreno.
Gli artigiani del vino da queste parti hanno quindi dovuto imparare in fretta ad innovare, ad adattarsi e migliorarsi. Ecco come il Veneto è arrivato ad essere tra le tre regioni più produttive d’Italia, insieme a Puglia e Sicilia, distinguendosi per le produzioni di qualità della Valpolicella (ma anche Soave, Breganze e altre zone) e per la bollicina italiana più famosa nel mondo, il Prosecco.
E in questa fetta d’Italia, dove oltre ai mercanti veneziani sono passati Romani e Austriaci, a fianco dei vitigni autoctoni si è sviluppata la coltivazione di quelli internazionali.
Friuli e Trentino – Alto Adige, dove si trovano alcuni dei vigneti più belli e suggestivi d’Italia, spesso scavati nella roccia in posizioni che hanno dell’incredibile, si sono distinti come zone particolarmente vocate alla produzione di vini bianchi.
Insieme agli autoctoni ribolla gialla e gewurtzraminer, si sono imposti i grandi vitigni globali a bacca bianca, come pinot bianco, sauvignon blanc, chardonnaye muller-thurgau, il vitigno ibrido e aromatico inventato alla fine del XIX secolo dall’enologo svizzero (turgoviese) Hermann Muller, ottenuto incrociando riesling renano e madaleine royale. Fino a poco tempo fa si pensava che il secondo vitigno fosse il sylvaner, ma recenti studi sul DNA hanno rivelato l’errore.
L’area di Trento invece, insieme alla Franciacorta (Lombardia) e alla DOCG veneta Conegliano-Valdobbiadene, è una delle zone dove gli spumanti italiani hanno raggiunto i risultati più interessanti.
E’ un tipo di scenario che si traduce in un successo anche commerciale: secondo dati ISMEA e Federdoc (volumi 2011, prezzi 2013) sul valore della produzione di qualità (DOC e DOCG), le regioni del nordest prendono metà della Top10 italiana, occupando il podio quasi per intero, con Conegliano-Valdobbiadene (108 milioni di euro) e Valpolicella (93 milioni) ai primi due posti, seguiti dalla Toscana, col Chianti (91 milioni), al terzo. Ma, fatta eccezione per la Toscana, presente con Chianti, Chianti Classico e Brunello, il Piemonte con il Barolo, e l’Abruzzo con il Montepulciano, è il nordest, presente anche con Trentino, Alto Adige e Soave, a far la parte del leone.
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