I vini rosati sono un universo incredibile, fatto di colori accattivanti, profumi stimolanti e versatilità straordinaria. Sono l'alternativa perfetta quando vuoi qualcosa di più intrigante del vino bianco, ma meno impegnativo di un rosso. Li vedi spiccare per una festa all’aperto, un aperitivo con amici o anche per un pranzo leggero. Ma cosa li rende così speciali? Scopriamolo insieme!
Quali sono le caratteristiche dei vini rosati?
Il primo impatto, inutile negarlo, è visivo. Quel colore rosa – a volte pallido, altre volte più carico e deciso – cattura subito l’occhio. Ma è solo l’inizio. I vini rosati hanno una personalità tutta loro, che non si può spiegare semplicemente come “una via di mezzo tra bianco e rosso”.
Al naso, spesso, ti accolgono note fresche e fruttate: pensa alla fragolina di bosco, al lampone, alla ciliegia, o persino a sentori di fiori freschi e agrumi. E poi, una volta in bocca, la sorpresa: i rosati sono vini versatili, con una buona acidità, leggeri ma non sciapi, in grado di accompagnare molti piatti diversi.
Caratterizzati da un grado alcolico solitamente compreso tra 12,5% e 13,5%, i vini rosati vengono apprezzati al meglio se serviti freschi, tra i 10 e i 12 C°.
Insomma, sono vini immediati, piacevoli da bere, ma anche raffinati. Dietro la loro “semplicità” si cela spesso una grande maestria enologica.
Come vengono prodotti i vini rosati?
Non basta mescolare un bianco con un rosso – anche se, in alcuni casi (fuori dall’Europa soprattutto), si può fare anche così. Ma la vera arte del rosato si gioca nel tempo di contatto tra le bucce e il mosto.
Ci sono diversi metodi di produzione del vino rosato, ma quello più diffuso consiste nell’iniziare il processo con la vinificazione in rosso e concludere con la vinificazione in bianco.
Il metodo più utilizzato in Italia è quello della macerazione breve: si pigiano uve a bacca rossa, si lascia il mosto a contatto con le bucce solo per poche ore – e non per giorni, come accade nel caso dei vini rossi – giusto il tempo di estrarre un po’ di colore e qualche nota aromatica. Poi si separano le bucce e si avvia la fermentazione.
Un altro metodo, usato soprattutto in Francia, è il cosiddetto saignée, o “sanguinamento”. In pratica, si preleva una parte di mosto da una massa destinata al vino rosso, nei primissimi momenti della fermentazione. Il risultato è un rosato più concentrato, a volte più strutturato.
E sì, esiste anche l’assemblaggio, cioè l’unione di un vino bianco con una piccola percentuale di vino rosso. In Europa questa tecnica è consentita solo per la produzione di alcuni rosé spumanti (come lo Champagne rosé), mentre altrove è più comune anche per i fermi. Ne è un esempio il "Berlucchi '61" Franciacorta Rosé DOCG, ottenuto da Pinot Nero e Chardonnay.
Vini rosati: le tipologie
Quando si parla di vini rosati si possono distinguere diverse tipologie:
- Vins gris, dal colore molto tenue, prodotti soprattutto in Francia partendo da uve Cinsaut Rosé, Cinsaut Gris e Cinsaut.
- Blush wines, vini rosati di provenienza americana, prodotti utilizzando uve Zinfandel, dal gusto abboccato e spesso caratterizzati da una lieve effervescenza.
- Vini di una notte, dal colore tendente al rosso, chiamati così in quanto la macerazione prevede dalle 6 alle 12 ore.
- Vini di un giorno, dal colore più intenso, la cui macerazione dura almeno 24 ore.
- Rosés de saignée, chiamati così perché vengono prodotti attraverso una tecnica, la quale prevede che durante la fase della macerazione del rosso venga prelevata una quantità che verrà destinata alla vinificazione in bianco, per ottenere un rosato.
Quale differenza c'è nella vinificazione dei vini bianchi, rosati e rossi?
La differenza, come spesso accade nel vino, la fanno le bucce. Nei vini bianchi, le bucce vengono eliminate quasi subito: il mosto fermenta senza contatto con la parte solida dell’uva, ed è per questo che il risultato è chiaro e leggero.
Nei rossi, invece, le bucce restano nel mosto anche per due o tre settimane: rilasciano colore, tannini, struttura. Il vino risulta più intenso, più corposo, più adatto a un lungo affinamento.
Il rosato, come abbiamo visto, si colloca esattamente nel mezzo: le bucce “lavorano” poco tempo, giusto il necessario per colorare il vino e dargli un carattere fresco e fruttato, senza arrivare alla potenza del rosso.
Quindi no, il rosato non è un compromesso: è una scelta stilistica ben precisa.
Come abbinare i vini rosati?
Ed eccoci alla parte più gustosa: quella degli abbinamenti. I vini rosati sono dei veri e propri jolly a tavola. Merito della loro freschezza e della loro capacità di esaltare – senza coprire – tanti sapori diversi.
Immagina una cena d’estate, magari con piatti leggeri: insalate di mare, carpacci di pesce, verdure grigliate. Qui un rosato delicato, magari da uve Pinot Nero o Cerasuolo, sta benissimo.
Ma non finisce qui. Se il rosato ha più corpo – pensa, ad esempio, a quelli pugliesi da Primitivo o Negroamaro – puoi abbinarlo anche a piatti più strutturati, come paste al sugo, formaggi freschi, carni bianche o piatti speziati.
E sai qual è una delle sorprese più belle? L’abbinamento con la pizza. Soprattutto con pizze ricche di pomodoro, come la margherita classica o la marinara, un rosato secco e ben equilibrato come il Bardolino Chiaretto DOC Classico 2023 riesce a esaltare perfettamente l’acidità e la sapidità del piatto.
Anche con il barbecue, spesso sottovalutato, i rosati funzionano benissimo: riescono a rinfrescare la bocca senza annullare i sapori della griglia.
Adesso è il momento giusto per passare dalla teoria alla pratica. Su Svinando trovi una selezione curata di vini rosati italiani e internazionali, scelti per esprimere al meglio ogni sfumatura di questo stile unico. Che tu preferisca un rosé delicato da aperitivo o un rosato strutturato per la cena, c’è una bottiglia che ti sta aspettando!