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Bere bene è un’arte: #Intervistando Giancarlo Salvetta, Rauten

Come è nata l’Azienda agricola Rauten?

L’Azienda agricola ha origini antiche, esistente già nel Seicento e nel Settecento al tempo dell’autonomo Principato vescovile di Trento e in seguito nell’Ottocento sviluppata nella parte italiana dell’Impero austroungarico. Il cantiniere Giacomo Sommadossi la rende internazionale, quale azienda austriaca ma di origine italiana e di confine, fin dai primi decenni dell’Ottocento legandola indissolubilmente alla produzione del Vino Santo e quindi del Nosiola, come testimoniano i documenti rinvenuti nell’Azienda tra cui etichette del periodo riportanti le medaglie originali vinte all’epoca, i diplomi di partecipazione a mostre ed esposizioni, tra cui spiccano quelle di Vienna 1879 e 1884, Verona 1868, Trieste 1882, Rovereto 1872, Trento 1857 e 1875, Melbourne 1881, Parigi 1878, Amsterdam 1883. Mio padre Dario Salvetta, nato nel Trentino austriaco nel 1887, ha rilevato negli anni Trenta l’Azienda agricola dalla famiglia Sommadossi e così si è continuata la produzione fino ai giorni nostri, nel rispetto della natura e della tradizione italiana di confine e austriaca.

Che varietà coltivi e che denominazioni ti rappresentano.

La varietà coltivata è quella della nosiola, unico vitigno bianco autoctono del Trentino, da cui si ottengono sia il vino Nosiola, fermentato come un tempo con vinificazione sulle bucce per una settimana e poi affinato in botte di acacia fino ad aprile/maggio dell’anno successivo, che il Vino Santo, ottenuto dopo un appassimento dei grappoli fino a marzo/aprile dell’anno successivo alla vendemmia e, successivamente, con la spremitura a seguito di cui inizia una fermentazione lenta,a più riprese, per 3 anni, si ottiene il vino dolce passito come nell’Ottocento.

Spiegaci il tuo lavoro in vigna e in cantina.

In campagna seguiamo la coltivazione della nosiola con il metodo naturale, senza additivi chimici, attraverso il ritorno alla tradizione e quindi all’agricoltura biologica – certificata dal 2012 – e la cura del vigneto – allevato a guyot con pali in castagno – che avviene anche con operazioni colturali sul verde (diradamento dei grappoli e sfogliatura) per facilitare la maturazione dei grappoli. La vendemmia tardiva è eseguita con cura del mantenimento dell’integrità dei grappoli fino in cantina, a seguito di cui, dopo la spremitura soffice e la diraspatura, torniamo, come un tempo, a fare fermentare il mosto a contatto delle bucce per una settimana e poi, dopo la conclusione della fermentazione, il vino è trasferito in botti di acacia di 20 hl per l’affinamento fino a tutta la primavera successiva, con imbottigliamento che avviene dopo circa un anno dalla vendemmia.

Quale messaggio vuoi dare con il tuo vino?

Il messaggio che si vuole dare con il nostro Nosiola è di un vino che si forma estraendo dalle bucce gli aromi e i profumi del vitigno e si affina respirando nelle botti di legno di acacia, per consegnare al degustatore una sensazione di autenticità e naturalezza sia del vitigno che della lavorazione delle uve.

Quanto pensi che il territorio influisca sul vino?

Il territorio influisce molto sul vino e, in particolare, il terreno di medio impasto e di origine alluvionale, con il microclima che caratterizza il vigneto, esposto a sud con altitudine a 250 m. s.l.m., ubicato tra il fiume Sarca e la roccia del Monte Casale, che riflette il calore dei raggi del sole, permette di ottenere una maturazione ottimale dei grappoli e quindi l’espressione migliore della locale varietà nosiola che da secoli vive nella zona. Inoltre il vigneto è percorso, sia il mattino che il pomeriggio, da due correnti di vento opposte che mantengono le uve prodotte molto salubri.

Cosa ti lega di più al tuo territorio, e cosa ritrovi di questo nel vino che produci?

La mineralità che il vino possiede corrisponde alla struttura che le è conferita dagli elementi del terreno e del clima, che alimentano la vigna nel corso dell’anno.

Quali sono i sapori tipici della tua terra che ti piace abbinare di più ai tuoi vini?

Il Nosiola si accompagna in maniera eccellente a primi piatti ed a pietanze a base di pesce d’acqua dolce (trota), anche se, per la sua struttura definita, si presta anche ad abbinamenti con cibi dai sapori più decisi.

Un tuo bel ricordo enologico.

Il ricordo enologico che più mi rallegra è la riscoperta che il Nosiola prodotto un tempo in azienda è la riproposizione della tradizione della vinificazione, che siamo riusciti a recuperare.

Il vino: passione solitaria o condivisa?

Il vino è passione che condividiamo con tutta la mia famiglia e i miei amici, per lasciare ai figli e nipoti un segno importate della nostra identità.

Un sogno, un rimpianto e un progetto.

Un solo sogno, declinato enologicamente, esportare e affermare all’estero i nostri vini Nosiola e Vino Santo, come nell’Ottocento e nel Novecento sono stati apprezzati soprattutto a Vienna, ma anche fino a Parigi e Melbourne in Australia, che corrisponde ad un rimpianto del passato recente ed al progetto per il futuro, come ci viene già richiesto, magari fino in Giappone.

Un messaggio agli amici di Svinando.

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