Le bollicine non sono solo vini effervescenti, ma la fotografia di un istante, a cui affidare con cura i propri ricordi più preziosi. Il TrentoDoc è il candidato perfetto per farlo: fresco, vivace, ma anche profondamente elegante, è il compagno perfetto per un brindisi speciale, portavoce di un terroir prestigioso e di antiche tradizioni vinicole.
Vuoi scoprire perché, tra tutte le bollicine italiane, questo vino è così prestigioso e amato? Ecco una guida alle caratteristiche e agli abbinamenti del TrentoDoc!
La bollicina di montagna per eccellenza: vitigni e caratteristiche del TrentoDoc
La natura del TrentoDoc si fonda su un delicato gioco di equilibri, che bilancia in modo magistrale le sfumature del terroir e le caratteristiche degli uvaggi utilizzati - spesso in purezza e talvolta in blend - per dare vita a questo eccellente Metodo Classico.
Gran parte del profilo aromatico è affidato allo Chardonnay, che amplifica i profumi e dona eleganza al vino. L’utilizzo del Pinot Noir dona struttura, mentre Pinot Bianco e Pinot Meunier, usati in misura minore, affinano e ammorbidiscono i sentori.
Da questa scelta nascono degli spumanti dalle caratteristiche che variano a seconda del colore, del periodo di affinamento e del dosaggio, ma che possono essere descritti come schietti e dalla carica aromatica decisa.
Il colore giallo paglierino delle versioni in bianco è screziato da un perlage persistente, mentre l’esame organolettico rivela sfumature di frutta esotica e frutta secca, con le inconfondibili note di crosta di pane e lievito tipiche del Metodo Classico. Il gusto è fresco e minerale. Nelle versioni rosé, invece, si percepisce con maggiore forza la presenza del Pinot Noir, che esprime la propria personalità attraverso un elegante color rosato e note di piccoli frutti rossi.
Periodi più lunghi di affinamento (15 mesi per il Senza Annata, 24 mesi per il Millesimato e 36 mesi per il Riserva) amplificano la struttura e la corposità di queste bollicine, donando complessità e profondità ai sentori.
Per quanto riguarda invece il grado di dolcezza, tra i 0 ai 17 g di zucchero per litro (Pas Dosé, Extra Brut, Brut ed Extra Dry) si può godere di un gusto secco e vivace, mentre gli spumanti ottenuti con un dosaggio dai 17 ai 50 g (Dry, Sec, Demi Sec), regalano un gusto morbido e dolce (senza mai rinunciare alla freschezza), perfetto per gli abbinamenti con formaggi stagionati o dessert.
Dove si produce il Trento DOC? Il figlio di una straordinaria varietà climatica

Nella produzione del TrentoDoc il terroir del Trentino gioca un ruolo fondamentale. Le particolari caratteristiche della sua zona di produzione determinano ogni minima sfumatura organolettica, facendo di questo vino non solo un esponente di punta degli spumanti italiani, ma un’etichetta iconica, la “bollicina di montagna” per eccellenza.
La zona di produzione abbraccia svariati comuni della provincia di Trento, in particolare Valle di Cembra, Valle dell’Adige, Vallagarina, Valsugana, Valle del Sarca e Valli Giudicarie.
I vitigni sono posizionati su alture e pendii che possono arrivare fino a 800 metri s.l.m., esposti a condizioni che mescolano le caratteristiche del clima alpino, continentale e mediterraneo. La vicinanza delle Dolomiti sferza le piante con temperature rigide in inverno e miti d’estate, con notevoli escursioni termiche che amplificano l’acidità, la freschezza e la complessità delle note organolettiche. La maturazione equilibrata delle uve è affidata però alla presenza del lago di Garda, le cui brezze contribuiscono a smorzare le asperità climatiche della zona.
Notevole anche l’influsso dei suoli, anch’essi variegati, composti da una valle all’altra da un misto di calcare, limo, roccia, basalto e una minima parte di argilla.
Che differenza c’è tra Franciacorta e TrentoDOC?
Entrambi spumanti di alta qualità, ottenuti tramite Metodo Classico, Franciacorta e TrentoDOC potrebbero risultare molto simili tra loro a chi è poco avvezzo al mondo delle bollicine. Si tratta in realtà di due prodotti dall’identità ben distinta.
Mentre il TrentoDOC ha trovato il proprio territorio del cuore in provincia di Trento, il Franciacorta nasce nel cuore della Lombardia, in una piccola area omonima che abbraccia 19 comuni della provincia di Brescia e tocca le sponde meridionali del lago di Iseo. I vitigni previsti dal disciplinare sono Chardonnay, Pinot Nero (minimo 25% per i rosé) e Pinot Bianco (massimo 50%) - spesso usati in blend - che crescono su colline di origine morenica ricche di sostanze minerali e nutritive. L’effetto mitigatore del lago non impedisce alle escursioni termiche di sviluppare aromi complessi e di maturare le uve in modo omogeneo.
Rispetto alle tempistiche previste per il TrentoDOC, il Franciacorta deve affinare sui lieviti minimo 18 mesi per le versioni standard, 24 mesi per Rosé e Satén, 30 mesi per i Millesimati, e 60 mesi per le versioni Riserva.
Diverse sono anche le note organolettiche: rispetto ai “cugini” trentini, i Franciacorta sono vini verticali, caratterizzati da sentori di agrumi che amplificano la sensazione di freschezza e una sfumatura di frutta secca, il tutto completato da una punta di elegante acidità e da una spiccata sapidità.
Quali sono i migliori spumanti TrentoDOC? Etichette e abbinamenti da provare
Dopo aver parlato di affinamento, dosaggio, terroir, è il momento di scoprire quali sono le sensazioni che il TrentoDoc regala all’assaggio, attraverso questa rassegna di eccellenti etichette in bianco e in rosa selezionate per te!
Altemasi Brut Millesimato TrentoDoc
Portavoce non solo delle peculiarità del proprio terroir, ma anche della qualità di un’annata particolarmente fruttuosa, l’Altemasi Brut Millesimato TrentoDoc è il prodotto perfetto per iniziare questa selezione di bollicine, un vino dall’elegante colore giallo paglierino screziato di verde. I 30 mesi di affinamento minimi trascorsi sui lieviti si riflettono notevolmente sulle sue note organolettiche, che mescolano sentori di frutta all’immancabile nota di crosta di pane che caratterizza la gran parte dei Metodo Classico. Completa l’esame olfattivo una sfumatura minerale confermata poi anche al palato, attraverso un sorso fresco e strutturato.
Per gli abbinamenti hai l’imbarazzo della scelta: la sua straordinaria adattabilità ai piatti di pesce lo rende un compagno perfetto per antipasti e aperitivi di mare, soprattutto quelli a base di crostacei, come insalate, spiedini di gamberetti, carpacci di gambero e polpette di granchio. La freschezza dei suoi tratti si sposa bene anche a ricette a base di carne bianca.
“Perlé Bianco” TrentoDoc Riserva 2016
A distinguere un TrentoDoc Riserva dalle altre etichette è sostanzialmente una buona dose di pazienza in più. Per ottenere questa denominazione, infatti, il vino deve affinare sui lieviti per un minimo di 36 mesi, tempistiche che spesso si allungano per donare alle note organolettiche una profondità unica.
In una bottiglia di “Perlé Bianco” TrentoDoc Riserva 2016 questa accuratezza nella vinificazione si manifesta in ogni tratto, a partire dai suadenti riflessi dorati che si intravedono nel calice, fino alle note olfattive di cedro candito, mela cotogna, fiori, spezie, pane e un particolare accenno marittimo.
Al palato è rinfrescante, sapido e piacevolmente morbido, con sfumature di pepe e albicocca secca e un gusto che persiste a lungo, accompagnando con eleganza soprattutto i piatti di pesce, dalle grigliate miste di crostacei ai filetti di trota alla mugnaia, dai tranci di tonno e spada alla piastra ai primi di mare, come spaghetti alle vongole e ravioli cinesi ai gamberi. Non male anche con straccetti di pollo speziati, petto di tacchino e altre ricette a base di carne bianca.
Letrari TrentoDoc Brut Rosé

I tramonti rosa che spesso incorniciano le Dolomiti sembra ispirare direttamente questo eccellente Letrari TrentoDoc Brut Rosé, una bollicina elegante e vivace caratterizzata da bellissime sfumature di rosa antico e da un ammaliante profilo aromatico di piccoli frutti rossi, come fragoline di bosco, lamponi e ribes. Il gusto termina con una sfumatura particolare di muschio, mandorla dolce, mandarino, ciliegia e melograno.
Il nostro consiglio è quello di affiancarlo a un primo di mare, come un risotto al nero di seppia, tagliolini al salmone affumicato, gnocchi con un ragù di pesce o una deliziosa fregola sarda ai frutti di mare, ma se non ami questo genere di menù, la scelta può includere anche aperitivi o antipasti a base di formaggi freschi e taglieri di salumi misti, per un brindisi vivace e gustoso!
Ferrari Trento DOC Maximum Demi-Sec
La freschezza e il carattere delle bollicine di montagna non si limitano ad affiancare i piatti salati, ma si prestano benissimo anche agli abbinamenti dolci, come questo Ferrari Trento DOC Maximum Demi-Sec. La presenza della sola varietà Chardonnay dà vita a un bouquet aromatico deciso e intrigante, ammorbidito dal dosaggio zuccherino.
L'olfatto è conquistato da sentori profondi di frutta esotica, mandorle e crema pasticcera, mentre la sensazione di dolcezza al palato - ben bilanciata da un tocco fresco - richiama alla mente la frutta a polpa gialla e la vaniglia. Con tratti come questi, l’abbinamento ideale non può che essere quello con i dolci più iconici della tradizione italiana, come tiramisù, pandoro, panettone, ricciarelli alle mandorle o i tipici dolci trentini, come torte al grano saraceno, strudel, zelten e treccia mochena.
Una bollicina trentina di ispirazione francese! La storia del TrentoDoc
Rispetto a molti altri vini iconici della Penisola e alla storia stessa del vino in Trentino - risalente addirittura al 3000 a.C. - il TrentoDoc vanta una nascita piuttosto recente, che si intreccia alla figura di Giulio Ferrari e all’adozione del Metodo Classico nella regione.
Enologo e imprenditore, Ferrari viaggiò a lungo in Francia per apprendere i segreti del celebre Méthode Champenoise, utilizzato per lo Champagne. Riscontrando delle somiglianze tra le condizioni pedoclimatiche della Champagne e quella del Trentino, ebbe un’intuizione che si sarebbe in seguito rivelata geniale: importare i procedimenti utilizzati per la bollicina francese per applicarli agli spumanti italiani.
Fu così che - utilizzando vitigni tipicamente francesi, che si adattavano bene al terroir della provincia di Trento - Ferrari iniziò la sua produzione nel 1902, perfezionando tecniche, proporzioni e dettagli fino alla nascita dell’Istituto TrentoDoc nel 1984 e all’ottenimento della DOC Trento nel 1993.
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