Passerina e Pecorino, le “magic P” dell’enologia marchigiana. Spingendo e sgomitando, i due newcomer si sono fatti strada fino ai vertici della produzione della regione, mettendo per la prima volta in discussione il primato del Verdicchio. Newcomer per modo di dire, trattandosi di vini da vitigni autoctoni di lunghissima tradizione, semplicemente “riscoperti”, come si dice in questi casi, dalle nuove generazioni di produttori ispirati e orientati alla qualità. Un successo fulminante e, a giudicare da prodotti come la Passerina di Santa Barbara, più che meritato. Freschissima, poco impegnativa, perfetta per chi in un bianco cerca soddisfazione immediata, senza rinunciare al carattere: provare per credere! Come dice di sé stesso, Stefano Antonucci non è “nato nel vino”, ha dovuto studiarlo e impararlo. Fin dagli inizi, negli anni Ottanta, ha fondato la filosofia aziendale su due punti cardine: il rilancio delle uve autoctone, e la creazione di vini di “gusto internazionale”. Una scelta premiante, come dimostrano i costanti successi di critica e di pubblico. Così, nei 40 ettari vitati (di cui 25 di proprietà), verdicchio, passerina, montepulciano e sangiovese convivono da oltre 30 anni con cabernet, merlot e syrah. La gamma aziendale è ampia e articolata, in costante evoluzione, e le bottiglie prodotte circa 650.000 all’anno.