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Davide Alcide Setten ci racconta Ca’ Ronesca

Come è nata Ca’ Ronesca?

L’azienda Ca’ Ronesca è stata fondata nel 1972 da Sergio Comunello, imprenditore veneto che ha intuito che sulle colline del Collio goriziano, povere ma ricche di terreni minerali, si potevano produrre vini eleganti, strutturati e duraturi, che si sono infatti poi affermati sui mercati di tutto il mondo per le loro caratteristiche peculiari. Io ho acquistato l’azienda nel 2006.

Che varietà vi rappresentano maggiormente?

Coltiviamo soprattutto vigneti con uve autoctone, quali friulano, ribolla gialla, malvasia, picolit e refosco dal peduncolo rosso, ma anche pinot grigio (che si può considerare quasi un vitigno autoctono, in Friuli, tanto si è adattato bene) ed altri vitigni internazionali quali chardonnay, pinot bianco, sauvignon, cabernet franc, merlot e pinot nero.

Ci spieghi come lavorate in vigna e in cantina.

In vigna cerchiamo di lavorare in modo da minimizzare l’impatto ambientale, rispettando l’equilibrio della vite, del terreno e dell’ambiente, cercando di ottenere basse rese per ettaro, al fine di portare in cantina uve di alta qualità. In cantina con l’ausilio di lieviti selezionati trasformiamo le uve in vino per preservarne profumi ed aromi originali, evitando lavorazioni invasive.

Quale messaggio volete dare con il vostro vino?

Desideriamo condividere con i nostri amici e clienti i profumi, gli aromi ed il gusto di questi vini autentici, frutto di anni di lavoro paziente e meticoloso, prima in vigna e poi in cantina: sorseggiare uno dei nostri vini, chiudendo gli occhi e immaginando le dolci colline del Collio, è un piacere per i sensi e per la mente.

Quanto pensa che il territorio influisca sul vino?

Il territorio influisce sul vino e viceversa, si fanno promozione a vicenda – quando si visita l’uno, si assaggiano i prodotti locali, mentre il vino diventa nel mondo ambasciatore e portabandiera del territorio in cui è prodotto. Da un punto di vista strettamente produttivo, il vino è espressione di un preciso terroir, ovvero dell’insieme e dell’interazione di diversi elementi quali il vitigno coltivato, il suolo, il microclima locale, la disposizione del vigneto ma anche ovviamente del modo in cui l’uomo interviene sul territorio e nel tempo plasma il terreno nel rispetto dell’ecosistema locale. Il legame fra tutti questi elementi è forte ed imprescindibile.

Cosa la lega di più al suo territorio, e cosa ritrova di questo nel vino che produce?

Noi abbiamo qui le nostre radici, e lavoriamo in modo da rispettare il territorio e l’ambiente locale, che continua a produrre preziosi frutti. Il Collio è la nostra casa adottiva che ci siamo scelti, ogni volta che degustiamo uno dei nostri vini vediamo le nostre dolci colline, sentiamo la mineralità della marna, dove sono collocati i nostri vigneti, respiriamo i profumi di questa zona.

Quali sono i sapori tipici della sua terra che le piace abbinare di più ai suoi vini?

Sicuramente il prosciutto crudo di San Daniele, che si abbina perfettamente al nostro Friulano, la selvaggina ed i formaggi stagionati delle valli di montagna, che vengono prodotti vicino a noi e sono l’accompagnamento ideale ad alcuni dei nostri vini rossi, ma anche primi piatti a base di pesce che si sposano perfettamente con i nostri vini bianchi.

Un suo bel “ricordo enologico”.

Il vino Marna bianco Doc Collio 2001 mi ha conquistato quando l’ho degustato nel 2005, anno in cui ho deciso di acquistare l’azienda. Questo bianco a suo tempo aveva ottenuto il miglior punteggio nella Guida dei vini del Friuli Venezia Giulia delle CCIAA, risultando il migliore vino della Regione di quell’anno, e oggi a distanza di 13 anni è ancora un grande vino.

Il vino: passione solitaria o condivisa?

Il vino è compagno ideale di ogni situazione, a seconda dello stato d’animo diventa veicolo di convivialità, allora si condivide la gioia di un brindisi con gli amici, oppure si può sorseggiare da soli, degustandolo lentamente, immersi nei proprio pensieri, meditando.

Passioni a parte il vino: cosa ama fare nel tempo libero?

Il poco tempo libero che mi rimane lo dedico alle attività del Rotary Club di cui sono membro.

Cosa le da maggior soddisfazione nel suo lavoro?

Mi dà grande soddisfazione ricevere complimenti per i vini di nostra produzione, soprattutto quando giungono da lontano o da persone che non ti aspetteresti mai conoscano i nostri prodotti.

Un sogno, un rimpianto e un progetto.

Mi piacerebbe tanto che in futuro le mie figlie e a seguire le nipoti subentrino alla guida dell’azienda. Sono convinto che le donne con la forza, passione e precisione che caratterizza il loro operato, la loro dedizione e attenzione ai dettagli, risultino manager preparate per il bene dell’azienda stessa. Mi dispiace di aver dato troppa fiducia a qualche collaboratore non rivelatosi all’altezza. Attualmente stiamo lavorando ad un progetto di ampliamento e miglioramento aziendale, per una più funzionale, moderna e accogliente realtà.

Un messaggio agli amici di Svinando.

Gli amici di Svinando che apprezzano i nostri vini sono i benvenuti in azienda, veniteci a trovare e riempitevi gli occhi e l’anima del paesaggio delle dolci colline del Collio.

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