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I nuovi Paesi del vino: alla scoperta dei vini ungheresi

La viticoltura in Ungheria

I nuovi Paesi del vino: alla scoperta dei vini ungheresi

Terra di castelli e città affascinanti, l’Ungheria ha molto da offrire agli appassionati di natura, arte e cultura, ma è una meta ambita anche per chi apprezza i gioielli enogastronomici. Il merito va ai vini ungheresi, nati da un suolo fertile e da tradizioni vitivinicole antiche.

Dopo una drastica battuta d’arresto tra il XIX e il XX secolo, l’Ungheria sta tornando a brillare, grazie a prodotti genuini e versatili che non hanno nulla da invidiare agli altri vini esteri!

 

Vini ungheresi: un po’ di storia

 

Con i suoi terreni vulcanici ricchi di calcare, l’Ungheria è divenuta luogo di interesse per la produzione del vino fin dai tempi degli Antichi Romani, che per primi capirono come sfruttare le caratteristiche ambientali della zona e vi piantarono i primi vigneti. Tra il IX e il XII secolo, furono prima i Magiari e poi i Mongoli a sviluppare una coltivazione più consapevole, ma solo nel XVII secolo venne stabilito uno standard, in particolar modo per la produzione del prestigioso Tokaji Aszù. La scoperta della Botrytis Cinerea, nome scientifico della “muffa nobile”, fu cruciale per dare una svolta alla produzione dei vini ungheresi, che conobbero un periodo d’oro fino alla metà del XIX secolo.

 

A provocare il drammatico arresto della produzione europea fu la diffusione della filossera, un parassita proveniente dall’America capace di distruggere radici e foglie delle viti e di causare la morte delle piante. Questo insetto cambiò completamente la storia della viticoltura nel nostro continente, ma in Ungheria fu solo uno dei grandi ostacoli alla produzione di vino. Le Guerre Mondiali e l’egemonia comunista - con la massiccia esportazione verso l’Unione Sovietica - rallentarono anch’esse la ripresa, ma oggi l’Ungheria del vino sta tornando a splendere, grazie a un sistema produttivo sempre più avanzato e a una preziosa riscoperta delle tradizioni.

 

I vitigni più famosi dell’Ungheria e le loro caratteristiche

 

vino bianco ungherese

 

Oggi l’Ungheria può vantare 22 regioni vinicole, tutte caratterizzate dallo status DOP. Tra queste la più nota e importante dal punto di vista storico è Tokaj-Hegyalja, zona di coltivazione di uno dei più prestigiosi vitigni locali: il Furmint.

 

Quest’uva a bacca bianca, autoctona dell’Ungheria dell’est, è la più diffusa nelle regioni vinicole del Paese e viene prevalentemente utilizzata - spesso in associazione ad altre varietà, come l’Hárslevelü, l’Oremus e il Moscato bianco e giallo - per la produzione del vino ungherese più famoso, il Tokaji Aszù, conosciuto anche all’estero e definito da Luigi XIV di Francia “Re dei vini e vino dei Re”.

Primo vino a derivare da frutti appassiti e colpiti dalla Botrytis Cinerea, oggi si produce aggiungendo alle normali uve Furmint una parte di acini interessati dalla muffa.

 

Tra le varietà a bacca bianca coltivate per la produzione di vini ungheresi si è riscoperto inoltre il vitigno Kéknyelü, caratterizzato da una maturazione tardiva e da una coltivazione complessa e limitata. C’è poi l’Olaszrizling, massicciamente diffuso come aperitivo, ma adatto anche alla produzione di secchi intensi, lo Szürkebarát, una varietà di Pinot grigio che produce vini ricchi e aromatici, e il Tramini, profumato e speziato. Conosciuto anche come Traminer, è da questo vitigno che nasce Tuzko Traminer 2021, vino bianco elegante, fine e dall’intensa aromaticità.

 

Degni di nota sono anche i vitigni a bacca rossa, i fruttati Kadarka e Kékoporto, il fresco e acido Kékfrankos, e lo Zweigelt, capace di dar vita a vini corposi e dalla notevole acidità.

 

Vino ungherese e cibo: i migliori abbinamenti gastronomici

 

La gastronomia ungherese da anni esalta il sapore e l’aroma dei vini più famosi del Paese, ma questi possono essere abbinati a pietanze di terra e di mare di tutte le tradizioni, grazie alla loro versatilità.

 

Il vino tipico ungherese Tokaji, fresco e aromatico, è ottimo come aperitivo, ma dà il meglio se accostato ai menù di pesce, nonché ai formaggi erborinati. Ottimi per i sapori di mare sono anche il Kéknyelü, con il suo retrogusto leggermente speziato, l’Olaszrizling, con i suoi toni esotici, e il Kadarka, capace di accostare alla perfezione il proprio aroma fruttato ai piatti di pesce.

 

Gli amanti dei cibi speziati troveranno un ottimo accompagnamento nei vini bianchi ungheresi più dolci, come un buon Tramini o un Hárslevelű, meglio ancora se a bassa gradazione alcolica. Per i menù di carne l’abbinamento migliore va ricercato nei vini fruttati rossi (Kadarka) o in quelli acidi (Kékfrankos) - nel caso delle carni grasse - poiché sono in grado di rinfrescare e alleggerire il palato.

 

Per chi volesse invece accostare un vino tipico ungherese ai piatti della tradizione italiana, come della pasta al sugo di pomodoro o una buona pizza, l’ideale è optare per vini leggeri e acidi, come un ottimo Kékfrankos rosso.

 

Da non dimenticare infine i dolci, la conclusione perfetta di ogni buon pasto. Un dessert che si rispetti può essere esaltato da un Tramini o da un Tokaji, vini bianchi ungheresi dolci e aromatici, per un'esplosione indimenticabile di sapori!

 

 

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