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Gin giapponesi: come dare un tocco orientale ai drink

Le tecniche di produzione e i migliori esemplari da Oriente

Gin giapponesi: come dare un tocco orientale ai drink

Diffuso in particolar modo in Occidente, negli ultimi anni il gin ha deciso di allungare di qualche tappa il proprio viaggio, fino a toccare il Giappone. Lì, è divenuto il protagonista di un’affascinante riscoperta, che ha dato vita a un’ulteriore variante, tutta da scoprire. Ecco la nascita e le caratteristiche dei migliori gin giapponesi!

 

Giappone: terra di templi, fiori di ciliegio e… gin!

 

Quando si parla del settore giapponese del beverage, uno dei primi prodotti che saltano alla mente è senza dubbio il sakè, famoso distillato di riso tipico di questa terra affascinante e ricca di tradizioni. Pur non voltando le spalle all’antica storia del sakè, il mondo dei drink nipponici si è aperto a tendenze tutte nuove: prima la distillazione di whisky giapponesi, poi la rivisitazione del gin occidentale in chiave locale.

Un’operazione non del tutto nuova, se si considera che uno dei primi tentativi di replicare questo distillato avvenne durante il Periodo Edo (1603-1867), con il gin importato dagli olandesi. L’intento non diede gli effetti sperati, ma determinò il susseguirsi di altri tentativi, concretizzatisi solo alcuni secoli più tardi con la nascita a Kyoto del primo gin giapponese per il mercato estero.

Ben lontano dall’essere una “semplice” rivisitazione del gin di stampo occidentale, questo distillato artigianale ha sviluppato una forte identità locale, conquistando gli estimatori grazie alle proprie peculiarità aromatiche.

Così come il classico gin è lo specchio dell’ambiente in cui si è sviluppato, anche il gin giapponese riflette le caratteristiche della terra d’origine, nonché le varietà di botaniche impiegate per la sua preparazione.

In un sorso di questo distillato - spesso prodotto a partire dal liquore di riso - emergono le note di ciliegio, tè verde, bamboo, pepe sanshō, yuzu e altri ingredienti che possono variare a seconda della zona di produzione e della fantasia dei mastri distillatori.

 

Dall’ingrediente alla bottiglia: come si producono i gin giapponesi

 

Le tecniche di produzione dei migliori gin giapponesi non si distanziano troppo da quelle del gin tradizionale. Alla base di tutto c’è la fermentazione: da quella del riso a quella dell’orzo, dal mais alla patata dolce, fino a includere anche la canna da zucchero.

In molti casi i botanicals macerati che andranno a comporre il gin locale (agrumi, tè, fiori, foglie, spezie e così via) vengono distillati separatamente, per poi essere miscelati tra loro. Tra questi c’è ovviamente il ginepro, elemento con il quale questo distillato viene storicamente realizzato. La sua concentrazione può essere varia, motivo per cui al naso e al palato può emergere in modo spiccato oppure passare più in sordina, a favore di altri ingredienti. Nella versione orientale si predilige evidenziare gli ingredienti locali, per dare vita a un prodotto spiccatamente giapponese, dall’aroma floreale o fruttato, morbido o vivace.

 

Quali sono i migliori gin giapponesi?

 

migliori gin giapponesi

 

Nessuna esperienza nel mondo beverage è facile da spiegare senza un assaggio diretto, per questo meritano una menzione i migliori gin giapponesi, da assaggiare da soli o in un buon drink.

Tra i principali must-try di stampo nipponico c’è il Ki No Bi - considerato il primo gin giapponese creato per l’esportazione all’estero - composto da buccia di yuzu, bambù, tè verde gyokuro, pepe sanshō, cipresso e shiso rosso (un’erba aromatica giapponese). All’aggiunta di pepe si deve la nota leggermente piccante che rende l’esperienza d’assaggio ancora più particolare. I migliori drink con questo gin proveniente dall’area di Kyoto? Dei classici come Martini, Negroni o Alaska.

Da Kyoto ci si sposta poi all’isola di Hokkaido, dove viene prodotto il Gin Etsu. Realizzato a partire da tè verde Gyokuro, pepe sanshō, coriandolo, scorza di Yuzu e di arancia amara, liquirizia e angelica, questo gin deve gran parte del proprio fascino ai toni agrumati, ma anche alla facile bevibilità all’interno di drink freschi e dissetanti, come il Gin Fizz e il Gimlet, facili da consumare anche in serate poco impegnative in compagnia degli amici.

Meritano una menzione d’onore tra i migliori gin giapponesi anche il Gin Roku e il Gin Tenjaku, provenienti rispettivamente da Osaka e dalla città di Fuefuki.

Il primo vede tra i propri ingredienti fiori e foglie di ciliegio e tè verde (nelle varietà sencha e gyokuro), nonché pepe sanshō e buccia di yuzu. Sei ingredienti ben rappresentati dal nome Roku (che significa appunto sei in lingua giapponese), che conquistano il palato con la delicatezza delle note floreali e la grinta del sottofondo terroso. Il bouquet aromatico del Gin Roku si adatta bene al classico Gin Tonic, a un Gin Lemon, a un aromatico Sakura Martini o a un Dry Martini.

Dall’aroma equilibrato e dal sottofondo leggermente erbaceo, il Tenjaku nasce dalla distillazione di numerose botaniche occidentali e giapponesi: ginepro, coriandolo, scorza di limone, arancia e yuzu, cannella, angelica, cassia, liquirizia, giaggiolo, noce moscata, pepe sansho, tè verde ed estratto di pesca. Il Tenjaku spicca per le proprie note agrumate e fresche, caratteristiche che rendono questo gin la base perfetta per cocktail come Gin Tonic, Martini, Gimlet, un dissetante Gin & Juice o un elegante Breakfast at Tiffany’s.

 

 

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