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Spumante rosé: come si produce e abbinamenti gastronomici

Dalla vinificazione al brindisi, cosa sapere

Spumante rosé: come si produce e abbinamenti gastronomici

Il vino rosato ha spesso fatto fatica a ritagliarsi un ruolo di prestigio all’interno del panorama vinicolo. Oggi però l’ascesa di questo prodotto gli ha consentito di conquistare i wine lovers anche nella sua versione sparkling. Bellissimo con le sue tenui sfumature cromatiche, ma anche fragrante e fresco, ecco tutto ciò che c’è da sapere sullo spumante rosé.

 

Produzione dello spumante rosé: si comincia dalla vinificazione!

 

produzione spumante rosato

Per conoscere il metodo produttivo di uno spumante rosé è fondamentale sapere come si realizza un qualunque vino rosato. Anche se alcuni metodi sono più comuni di altri, non esiste un’unica procedura per la produzione del rosato, poiché ne esistono diverse.

 

  1. Macerazione: questo metodo - uno dei più utilizzati - consiste nel macerare le bucce a contatto con il mosto, dopo la pigiatura. La macerazione può durare fino a un massimo di 2 giorni e dà vita ai cosiddetti “vini da un giorno” quando dura 24 ore, e ai “vini da una notte”, se le ore sono 12. In seguito, mosto e bucce vengono separati e si passa alla fase di fermentazione.
  2. Salasso: chiamato in francese saignée, questo metodo prevede il prelievo di mosto durante la vinificazione di un rosso, mentre il resto continua a fermentare. La parte prelevata - di colore più chiaro - viene utilizzata per la produzione secondaria di un rosato.
  3. Pressatura diretta: questa tecnica prevede la pressatura delicata dell’uva rossa per evitare l’estrazione eccessiva di pigmenti, trattenendo la buccia nella pressa.
  4. Assemblaggio: in alcune situazioni le uve rosse e quelle bianche vengono vinificate insieme (in questo caso è più corretto parlare di cofermentazione). Altre volte - esclusivamente per la produzione di spumanti rosé - è consentito aggiungere un po’ di vino rosso al bianco, ma solo prima della seconda fermentazione.
  5. Vinificazione di uve rosate: alcune varietà di uva presentano una colorazione rosata naturale e possono essere utilizzate per produrre rosati con un colore più chiaro rispetto al rosso tradizionale.

 

Metodo Classico e Charmat: dare vita all’effetto sparkling

 

Anche i rosati - come tutte le altre tipologie di bollicine - devono essere sottoposti a una seconda fase di fermentazione, che segue due metodi principali: il Metodo Classico e il Metodo Charmat.

 

Metodo Classico

 

Prima diffusosi in Francia, questo metodo dà vita a spumanti pregiati e dai sentori molto particolari. Il liquido rosato ottenuto dalle prime fasi di vinificazione e fermentazione viene imbottigliato assieme a una miscela di vino, zucchero e lieviti, chiamata Liqueur de tirage, che avvia la seconda fermentazione, attraverso la formazione di anidride carbonica. Le bottiglie vengono poi posizionate a testa in giù e regolarmente ruotate (fase di remuage) per agevolare il deposito dei lieviti nel collo della bottiglia, che in seguito viene congelato per eliminare i residui (fase di sboccatura). La parte di prodotto che viene inevitabilmente persa a causa della sboccatura viene sostituita con un’altra miscela di vino, chiamata Liqueur d’expédition. In seguito il prodotto viene sigillato e immesso sul mercato. La seconda fermentazione in bottiglia si riflette a livello organolettico nei sentori aromatici, che ricordano i lieviti e la crosta di pane. Questi tratti si possono riconoscere facilmente in un grande Metodo Classico come il Berlucchi Rosé Franciacorta.

 

Metodo Charmat

 

Ideato dall enologo Federico Martinotti per economizzare il lungo e costoso Metodo Classico, questo procedimento prevede una seconda fermentazione in autoclave d’acciaio, per un tempo che va dai 30 agli 80 giorni. Durante questa fase il vino rimane a contatto con zuccheri e lieviti, che producono anidride carbonica. Il prodotto viene poi filtrato e conservato in condizioni isobariche, per poi essere imbottigliato. Anche in questo caso potrebbe essere aggiunto alle bottiglie un po’ di Liqueur d’expédition, nel caso fosse necessario rabboccare la bottiglia. Un prodotto rappresentativo di questo metodo è senza dubbio il Prosecco Rosé. Questo eccellente vino da aperitivo, conquista i sensi di chi lo assaggia con un perlage vivace, fine e persistente, con sentori ammalianti di fiori e piccoli frutti, e un gusto asciutto e gradevole, meno complesso rispetto agli spumanti Metodo Classico.  

 

Spumante rosé: gli abbinamenti gastronomici migliori

 

Portare in tavola delle bollicine rosate significa fare esperienza di un vino gradevole e versatile, che presenta sfumature degne di nota, capaci di adattarsi a molte ricette… basta solo avere la voglia di stappare e assaggiare! È proprio per via di queste sfaccettature che non è facile descrivere in modo generico le caratteristiche delle bollicine rosé. Numerosi fattori - vitigni, terroir, metodo impiegato e scelte specifiche dei produttori - influenzano la resa organolettica, ma in linea di massima ogni rosato porta con sé delle caratteristiche comuni: il primo è ovviamente il colore rosa - più o meno intenso a seconda dell’etichetta, ma anche un bouquet floreale e fruttato, una spiccata freschezza e un leggero sentore tannico che deriva dalle uve scure, il tutto esaltato dalla temperatura di servizio ottimale, tra i 10-12°C per i vini più leggeri e delicati, tra i 12-14°C per quelli più strutturati.

L’aperitivo è il contesto in cui lo spumante rosé fa sfoggio della propria vivacità. Un calice di Franciacorta Rosé, per esempio, delizia con un perlage elegante, un colore rosa tendente al dorato e un bouquet di fiori bianchi, frutti rossi, agrumi, pesca e litchi, variegato e ricco. Non mancano inoltre le note più calde di cacao, cioccolato bianco e mandorle. Si sposa benissimo con del crudo di pesce, taglieri di salumi e finger food.

Chi invece è alla ricerca di uno spumante rosato che sappia esaltare primi e secondi di mare, può affidarsi a un Alta Langa DOCG Rosé Brut 2020. Questo spumante soddisfa il palato con sentori corposi e una spiccata freschezza. All’olfatto sprigiona aromi di frutti bianchi, con una nota minerale piuttosto vivace, che affianca in modo equilibrato e gradevole  paste e risotti a base di molluschi e crostacei.

Infine non si può parlare di spumante Rosé senza menzionare l’eccellente Altemasi TrentoDoc Rosé Brut, che smentisce il falso mito che vorrebbe il rosato affiancare prevalentemente i piatti di mare. In questo caso è la carne bianca a essere protagonista di sfiziosi abbinamenti: ragù di coniglio, pollo arrosto e grigliate. Questo vino è caratterizzato da profumi di piccoli frutti rossi e neri, un gusto ricco ed equilibrato e un perlage soffice; si abbina bene anche alle zuppe corpose della tradizione culinaria del Trentino-Alto Adige, come la tipica minestra d’orzo.

 

 

 

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