Come si fa la birra artigianale: tutte le fasi di produzione

    Cosa sapere, dalla scelta degli ingredienti all’imbottigliamento

    Come si fa la birra artigianale: tutte le fasi di produzione

    Molte persone non hanno idea di come venga prodotta la birra artigianale e quali siano le principali differenze rispetto a quella industriale. Dalle Blanche alle Ipa, l’artigianilità è frutto di un preciso processo di produzione che trasforma i cereali in una tra le bevande più diffuse e apprezzate in tutto il mondo. 

    Gli ingredienti della birra

     

    ingredienti birra

     

    La storia della birra è molto antica e il suo processo di lavorazione è rimasto immutato nel tempo, anche se poi è stato affinato e perfezionato, grazie anche all’utilizzo di nuovi strumenti tecnologici. Per capire in che modo viene prodotta la birra artigianale, occorre innanzitutto partire dagli ingredienti classici: cereali, acqua, lievito e luppolo. È proprio la semplicità degli ingredienti a rendere la birra una delle migliori bevande in assoluto.

    I mastri birrai prediligono preparare la birra utilizzando l’orzo, anche se, in base agli stili, questo può essere accompagnato da molti altri cereali, come per esempio il riso, il mais, il frumento o la segale. Per produrre le birre gluten free, come per esempio la Birra Artigianale Red Ale "#befree", vengono usati cereali senza glutine oppure intervenendo in fase di produzione attraverso l’utilizzo di un enzima naturale in grado di assorbire la proteina.

    L’acqua scelta deve essere di sorgente e avere le giuste caratteristiche, mentre il lievito è il diretto responsabile della fermentazione, cioè trasforma il cereale in birra. Il luppolo, infine, viene usato per restituire alla birra la parte amaricante e aromatizzante; nello specifico viene usato il luppolo con infiorescenze femminili non fecondate perché son più profumate.

     

    Come si produce la birra?

     

    Per produrre la birra artigianale occorre seguire alcuni passaggi fondamentali.

     

    La maltazione dei cereali si ottiene immergendo l’orzo in delle speciali vasche di macerazione con acqua tiepida. In questo modo, l’orzo riceve ossigeno e umidità necessari per la germinazione, fin quando nasce un piccolo germoglio sulla sommità del cereale.

    Terminata questa fase, ci si occupa della macinatura, con lo scopo di scomporre il chicco e aumentare la sua superficie di contatto con l’acqua, in modo da avere un’immediata azione nella fase successiva della produzione della birra, ossia quella dell’ammostamento, ossia il processo che trasforma il malto in mosto: l’acqua viene scaldata in una caldaia e l’amido presente nel cereale si trasforma in quello che viene chiamato maltosio, che altro non è che un particolare tipo di zucchero.

    Il mosto viene fatto bollire in una speciale caldaia, fatto passare da un filtro per eliminare le trebbie, ossia tutti i residui solidi e solubili del malto d’orzo, dalla parte liquida. È in questa fase che viene aggiunto a più riprese il luppolo, il principale additivo aromatico della birra.

    Una volta raffreddato il mosto, è tempo della fermentazione. Nel caso delle birre non filtrate come, per esempio, la Birra Bad Brewer American Lager Non Filtrata, questo passaggio viene effettuato subito dopo la preparazione del mosto. La fermentazione – principale, secondaria e spontanea, alta o bassa – è la fase della lavorazione in cui avviene la trasformazione del mosto. Per esempio, nel caso di alta fermentazione, i lieviti non si depositano sul fondo ma si esauriscono portando le bollicine in superficie, come nel caso delle birre ALE. Al contrario, durante la bassa fermentazione i lievi si depositano sul fondo, dando come risultato le birre Lager.

    In seguito, si passa attraverso la fase di maturazione, durante la quale la birra viene lasciata maturare a temperatura molto bassa, facilitando l’unione di tutti gli ingredienti, e conferendo quindi alla bevanda il sapore e il profumo inconfondibili.

    L’ultimo passaggio è l’imbottigliamento: la birra non viene messa solo nelle bottiglie di vetro, ma anche nelle lattine, nei fusti più piccoli e in quelli per la spina, adatti a locali, pub e ristoranti.

     

     

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