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Il Barbaresco è un vino rosso nobile del Piemonte. Ambasciatore dell’enologia italiana nel mondo, è parente stretto dell’altrettanto famoso ed eccellente Barolo, con cui condivide il vitigno e la zona di produzione. Vi sono testimonianze scritte secondo cui abbia origine dal vino Barbarithium del periodo in cui i Galli dominavano i territori delle Langhe. Nel 1862 sotto il nome di Neive vince la Medaglia d’Oro all’Esposizione di Londra. È tra i primi vini ad ottenere nel 1966 la denominazione d’origine controllata, viene elevato a denominazione d’origine controllata e garantita nel 1980. Ai giorni nostri deve molto all’opera della dinastia della famiglia Gaja, dal fondatore Giovanni all’attuale capofamiglia Angelo, che negli ultimi decenni ha rivoluzionato la vinificazione delle uve nebbiolo delle Langhe, portando non solo il Barolo ma anche il Barbaresco nell’eccellenza dei vini in Italia e nel mondo.
Di colore rosso granato intenso, con riflessi aranciati se invecchiato, si distingue al naso per l’intensa eleganza. In bocca grazie al caratteristico sapore asciutto e pieno sfoggia in modo armonico una grazia ed un'eleganza immensa. La sua struttura recepisce appieno l’imponenza dell’uva nebbiolo in purezza, affinata con saggezza. A torto considerato meno nobile del fratello Barolo, si apprezza sia abbinato agli arrosti e alla selvaggina, sia in degustazioni più ardite come con il cioccolato fondente, sia come vino da meditazione.
Viene prodotto esclusivamente in Piemonte nei comuni di Barbaresco, Neive, Treiso e nella frazione S. Rocco del comune di Alba. Possono essere presenti in etichetta speciali menzioni geografiche come: Albesani, Asili, Ausario, Balluri, Basarin, Bernadot, Bordini, Bricco di Neive, Bricco di Treiso, Bric Micca, Ca' Grossa, Canova, Cars, Casot, Castellizzano, Cavanna, Cole, Cottà, Currà, Faset, Fausoni, Ferrere, Gaia-Principe, Gallina, Garassino, Giacone, Giacosa, Manzola, Marcarini, Marcolino, Martinenga, Meruzzano, Montaribaldi, Montefico, Montersino, Montestefano, Muncagota, Nervo, Ovello, Pajé, Pajoré, Pora, Rabajà, Rabajà-Bas, Rio Sordo, Rivetti, Rizzi, Roccalini, Rocche Massalupo, Rombone, Roncaglie, Roncagliette, Ronchi, San Cristoforo, San Giuliano, San Stunet, Secondine, Serraboella, Serracapelli, Serragrilli, Starderi, Tre Stelle, Trifolera, Valeirano, Vallegrande e Vicenziana.
Nebbiolo al 100% nei soli biotipi lampia e michet (era ammesso anche il biotipo rosé fino al 2010)
- Terreni: argillosi, calcarei o un misto tra i due, giacitura collinare. Esclusi categoricamente i terreni di fondovalle, umidi, pianeggianti e non sufficientemente soleggiati
- La produzione massima di uva deve essere di 8 t / ha
- L’allevamento unico consentito è la controspalliera con sistema di potatura Guyot. È vietata ogni pratica di forzatura
- Per i nuovi impianti e i reimpianti la densità non puo’ essere inferiore a 3.500 ceppi / ha
- Il titolo alcolometrico volumico naturale minimo deve essere di 12,5% vol.
- L'altitudine non può superare i 550 m s.l.m. Sono da escludere i terreni esposti a nord
- È consentito l’arricchimento
- Il periodo di invecchiamento minimo obbligatorio, con decorrenza dal 1° novembre dell'anno di raccolta delle uve, è di 26 mesi (di cui 9 in legno) per il Barbaresco e 50 mesi (di cui 9 in legno) per il Barbaresco nella tipologia Riserva
- Tutte le operazioni di vinificazione, invecchiamento e imbottigliamento, devono essere effettuate nella zona DOCG
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Nelle Cantine della Cascina Cucco si lavora nel rispetto della tradizione piemontese. I vini invecchiano lentamente sotto l'attenta cura del cantiniere e dei tecnici che controllano le delicate fasi della maturazione. Ne deriva un Barolo straordinario, speziato e potente dalle note moderne ed eleganti.
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Il Barolo che nasce nelle Rocche di Castiglione Falletto ha in sé qualcosa di tradizionale e di moderno allo stesso tempo. La tradizione del nebbiolo, che si affina per 3 anni in cantina in botti grandi di rovere, e la modernità che troviamo nelle sfumature di questo 2007, che oggi ci regala ancora un accenno di frutto rosso succoso, ma lascia già spazio a profumi di corteccia, cuoio e liquirizia, quelli che ci si aspetta da un grande Barolo....
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