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Si hanno testimonianze della viticoltura in Valle d’Aosta che risalgono al 1272, anche se è probabile che abbia origini ancora più antiche. La Valle d’Aosta con 3.263 km2 (interamente montuosi) è la regione d’Italia meno estesa e conta appena 400 ettari vitati. Quella valdostana è una viticoltura eroica fatta di terrazzamenti scavati con fatica nella viva roccia, con i caratteristici muretti a secco che impediscono al terreno di franare, attirano la luce solare e permettono alla vite di crescere anche in alta montagna. Alcuni vigneti di prié blanc, il vitigno alla base del Morgex et La Salle (che prende il nome dagli omonimi comuni in prossimità del Monte Bianco), si trovano a oltre mille metri di altitudine. Il prié blanc, grazie all’isolamento naturale dei luoghi di cui è originario, si è salvato dall’epidemia di fillossera che ha decimato il vigneto italiano nel XIX secolo.
In Valle d’Aosta sono presenti in maggioranza vitigni autoctoni, fra i quali si ricordano tra quelli a bacca bianca prié blanc e malvoisie, e a bacca scura picoutener (variante locale del nebbiolo), prëmetta, petit rouge (da cui si ottengono Enfer d’Arvier e Torrette) e il fumin, caratteristico vitigno dai tipici sentori fumé (come suggerisce il nome). Tra gli internazionali si trovano chardonnay, müller thurgau, pinot bianco, pinot nero, pinot grigio, merlot e syrah. Le forme di allevamento più diffuse sono ancora quelle tradizionali, alberello e pergola, che risultano ancora oggi le più idonee nella maggior parte dei casi per via della particolare conformazione del terreno.
La viticoltura della Valle d’Aosta si sviluppa nella valle della Dora Baltea, che taglia la regione orizzontalmente scendendo poi verso il Piemonte. Nella regione è presente soltanto una DOC, la Valle d’Aosta o Vallée d’Aoste. Procedendo da ovest a est, si individuano sette sottozone: Morgex et La Salle, Enfer d’Arvier, Torrette, Nus, Chambave, Arnad-Montjovet e Donnas.
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Varietà tipica della zona, il fumin sembra portare nel nome la sintesi del suo profumo. Effluvi di barbecue affiorano dal bicchiere, immergendoti in una calda atmosfera da stanza del camino in alta montagna.
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Un Sauvignon netto, egregiamente interpretato da Cantina San Paolo nella zona italiana più vocata alla coltivazione di questo vitigno. Le peculiarità della varietà si fondono perfettamente con il territorio in un'esplosione di frutti misti tropicali.
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